Quando si parla di crescita si pensa generalmente agli apprendimenti, comportamentali e linguistici, che il bambino compie durante i primi anni della sua esistenza. A livello concettuale questo è assolutamente corretto ma, ancor più necessario è occuparsi di ciò che guida la nostra vita fin da quando siamo nel grembo materno ovvero le emozioni. Sono infatti le madri, i padri e chi si occupa di crescita che sperimentano fortemente come lo sviluppo armonico e salutare dell’essere umano abbia come fondamento quel sentire emotivo che guida ogni gesto e ogni relazione.
Che le emozioni siano fondamentali per la nostra sopravvivenza é ormai ben confermato anche dagli studi e dalle evidenze scientifiche che si dedicano allo studio delle strutture limbiche, quelle parti che vengono proprio definite “cervello emotivo”. Appare, pertanto, indispensabile occuparsi delle emozioni ma in che modo è possibile farlo? Fin dalla gestazione e quindi ben prima dello sviluppo della consapevolezza linguistica, ogni piccola che il bambino vive, viene percepita, vissuta ed espressa attraverso il corpo, ad un livello sostanzialmente somatico. Si, è proprio così! Le emozioni sono prima di tutto una questione di corpo e hanno un “linguaggio” che non risponde alla logica razionale.
Così come altre abilità vengono arricchite e modulate dal rapporto che il bambino intrattiene con l’altro e dall’esperienza quotidiana con il mondo all’interno del quale vive. Si sviluppano quindi nell’interazione e vengono regolate attraverso l’imitazione. Le emozioni che si sperimentano nella vita di tutti i giorni sono strumenti essenziali che ci consentono di sviluppare la conoscenza di noi stessi, dei nostri bisogni, dei desideri e di come ci sentiamo nel mondo.
Sono delle guide, vitali e potenti, che ci forniscono la direzione del nostro vivere e ci guidano quando dobbiamo compiere scelte o prendere decisioni. Se quindi le emozioni sono così preziose per la nostra sopravvivenza e soprattutto per la qualità della nostra vita allora diviene essenziale chiedersi come è possibile conoscerle meglio per utilizzarle con maggior consapevolezza.
Come abbiamo detto per il bambino, ma questo è assolutamente valido anche per l’adulto, il linguaggio delle emozioni è fisico pertanto, ciò di cui dovremmo occuparci maggiormente, è proprio l’ascolto del nostro corpo. Abbiamo bisogno di lasciarlo parlare ed esprimersi con i suoi segni e, perché no, con i suoi sintomi che portano informazioni su di noi e sulla nostra vita.
Certo inizialmente questo tipo di ascolto intimorisce, non ne siamo abituati e inoltre, umanamente, cerchiamo spesso di proteggerci con forza da ciò che è sentito come “fastidioso” o addirittura “doloroso”, ma forse, come diceva in modo illuminante Antoine De Saint-Exupery, “Devo pur sopportare qualche bruco se voglio conoscere le farfalle, sembra che siano così belle”.
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